Washington

Storia di Washington

Storia WashingtonPrima che la nuova Repubblica americana decidesse in maniera definitiva il proprio polo governativo centrale, il Congresso degli Stati Uniti si localizzò in varie città, tra cui ricordiamo New York, Philadelphia e Princeton, in New Jersey.

Tra le tante zone papabili, il fiume Potomac fu scelto in virtù della sua posizione favorevole, perchè posto naturalmente in un punto intermedio tra gli Stati del sud e quelli del nord; in particolare, il luogo prescelto sorgeva sul lato opposto del fiume rispetto alla casa di George Washington, in cima al Monte Vernon.

Il District of Columbia, chiamato così in onore a Cristoforo Colombo, nacque dopo che la Virginia ed il Maryland cedettero parte delle loro terre alla zona governativa, che dal 1791 prese il nome di The city of Washington, e che poi più tardi diventò Washington DC. I padri di questo disegno furono il topografo Andrew Ellicott e il matematico afro-americano Benjamin Banneker, mentre il progetto di creazione della città fu dato in mano a Pierre Charles L'Enfant, ingegnere francese; nonostante le grandi lodi da parte di tutti per l’eleganza del suo disegno, L'Enfant ebbe delle forti divergenze con i rappresentanti politici locali, e se ne andò. Dopo di lui, Banneker prese il comando del progetto.

Il maestoso complesso del Campidoglio prese vita nel 1793 con l’inizio dei lavori, che si conclusero diciannove anni dopo, quando l’esercito britannico gli diede fuoco; era il 1812. Nonostante la pronta ricostruzione, quest’atto trascinò l’intera capitale in una profonda depressione, impiegando diversi anni per rianimarsi. La crisi era talmente grave che la proposta di lasciare per sempre la città, avanzata in sede comunale, fu rifiutata per soli nove voti.

I cittadini di Washington pensarono seriamente di abbandonare i lavori per la ristrutturazione del Campidoglio a causa della drammatica situazione in cui la città versava: la guerra civile fagocitava parecchio denaro e il bivaccaggio era ormai una prassi, così come le truppe accampate nei pressi delle case e i numerosi ospedali da campo.

Davanti a questa triste opzione, il presidente Lincoln fu perentorio:” La costruzione del Campidoglio è un segno della nostra volontà di portare avanti l'Unione.”. Non passarono molti anni, e lo stesso Lincoln perse la vita proprio a Washington, ucciso nel teatro Ford, dove ancora oggi sventola una bandiera in suo ricordo; dopo questo fatto di cronaca, tuttavia, la città divenne a tutti gli effetti una capitale statale, inglobando al suo interno non solo gli oneri amministrativi.

Il governatore locale Alexander 'Boss' Shepherd, attorno al 1870, fu l’artefice di una grande ristrutturazione e riorganizzazione delle malandate infrastrutture cittadine. Nonostante le buone intenzioni, il suo discutibile modo di usare i fondi comunali e la sua eccentricità divenne oggetto di discussione in Congresso, che tolsero alla città l’autonomia di governo per 100 anni, attraverso una serie di leggi restrittive. La popolazione di Washington subì non poco questo colpo, anche perché l’intera città stava prendendo una connotazione fortemente internazionale. Ci vorranno 90 anni per far sì che il Congresso, con un emendamento del 1960, restituisse ai cittadini il diritto di voto alle elezioni presidenziali.

A cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento un nuovo disegno di matrice ornamentale donò Washington dei caratteristici parchi, monumenti e panorami, anche se ancora oggi la città viene considerata come un centro meramente immobile e meridionale. Anche per questo motivo Washington è teatro di forti dibattiti politici e campagne sentimentaliste, portate avanti da attivisti politici ed artisti, che spesso inscenano manifestazioni indipendenti.

Sebbene Washington, in questo modo, iniziò la sua trasformazione da città meridionale a grande polo di pellegrinaggio da parte di tantissimi americani, come secondo il volere originario, la sua rinascita non ha attenuato le problematiche che attanagliano i cittadini: sotto lo sguardo dei monumenti che inneggiano all’uguaglianza universale, serpeggiano il razzismo e la miseria. L’idea di rendere Washington il paradigma esemplare per l’intero Paese si spegne in questo modo, lasciando il passo ad una più congruente idea di capitale-macrocosmo nella quale coabitano i grandi paradossi americani e i suoi nobili ideali.

Lo storico attacco terroristico dell’11 settembre 2001 colpì Washington in prima persona: lo stesso giorno in cui due aerei sconvolsero New York, distruggendo il World Trade Center, un altro aereo della United Airlines si schiantò violentemente sul Pentagono, dopo essere stato dirottato, causando enormi danni alla costruzione; tutti i passeggeri del volo persero la vita.

Un secondo aereo cadde, poi, in Pennsylvania, presso la località di Shanksville: fonti dicono che il suo obiettivo fosse di nuovo la capitale, oppure la Casa Bianca.

Quest’azione eversiva costituisce il peggior attacco terroristico subìto dagli americani nel proprio territorio; in occasione delle cerimonie commemorative degli attentati, gli Stati Uniti dotarono il Pentagono di missili terra-aria muniti di testata esplosiva, per garantire la sicurezza dei presenti. I turisti, dopo una breve pausa, sono tornati a Washington, riempiendo di nuovo gli alberghi.

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