Guida alle città americane
San Francisco
San Francisco sorge su una delle baie naturali più belle del mondo: è una città come poche altre negli Stati Uniti, per un verso si presenta molto soft, con tinte chiare e pastello, e soprattutto un’aria vagamente mediterranea, inusuale per essere una città americana; con il suo aspetto ammaliante e l’aria così dandy, si lascia tranquillamente amare ed adorare. Tuttora considerata paradiso degli innamorati, San Francisco è un luogo fatto apposta per divertirsi e lasciarsi andare: nonostante i tanti stereotipi, “Frisco” (che è il suo soprannome) è ancora una meta ambita da gran parte degli Americani, attirati dal clima mite e dalle molte attività che qui si possono svolgere.
San Francisco ha il pregio di conservare tutto, rielaborarlo e reinventarsi; i quartieri sono uno diverso dall’altro, ma tutti vicini tra loro, e per visitarli non si corre il rischio di finire intrappolati nel traffico. Qui si può trovare il quartiere con una forte immigrazione cinese accanto a quello elegante e tipicamente europeo, oppure quello patinato e asettico degli affari vicino alla zona malfamata, con locali ambigui e frequentati da gente poco raccomandabile. All’avanguardia in tutto il Paese per quanto riguarda negozi, gallerie d’arte, parchi ed esposizioni tecnologiche e scientifiche, la città è immersa in una natura incantevole, si arrampica su collinette da un lato ed è circondata dall’acqua, fra l’Oceano Pacifico e la baia, negli altri tre lati; il tutto sapientemente (il più delle volte) gestito da un’intelligente amministrazione comunale.
Una città praticamente perfetta? Naturalmente no, ma è sicuramente una città che brilla di luce propria e con una buona qualità della vita non solo rispetto alla California, ma praticamente a tutte le città americane. I suoi 750.000 abitanti sono un miscuglio di razze e religioni: la metà è bianca, il 20% asiatica e nera e tutto il resto messicana e altro. Nel corso dell’ultimo decennio però il numero dei ragazzi al di sotto dei 18 anni è notevolmente diminuito (e continuerà a farlo), mentre continua a crescere il numero di giovani fra i 24 e i 36 anni che scelgono di andare a vivere da soli. Molti di questi sono omosessuali. San Francisco, infatti, non solo è tollerante ma da tempo ha fatto della sua liberalità una bandiera: troviamo, oggi, i gay in posizioni di alto prestigio, ai vertici dell’amministrazione comunale o arruolati, senza alcun problema, nella polizia, indifferentemente sia uomini che donne.
Qualcuno pensa che tutta questa tolleranza sia dovuta al terremoto che si verificò nel 1906: questa catastrofe, che potrebbe nuovamente colpire, tiene col fiato sospeso i cittadini, il cui motto da allora è Carpe diem: visto che non si sa cosa il domani potrebbe riservare tanto vale divertirsi oggi e non pensare ad altro. A San Francisco si è molto lontani dall’attività frenetica di New York, dove tutto è finalizzato alla produzione: certo, anche qui ci si dedica al “dio denaro”, nel Financial District, ma tanto per raccontarne una: per rallegrare l’atmosfera durante l’ora di pranzo degli impiegati, o nelle pause di colazione, per le strade vicino a Union Square si esibiscono mimi, saltimbanchi e acrobati.
A pochi isolati di distanza si può trovare l’atmosfera orientale con la più grande comunità cinese in America, dopo quella di New York. Qui i cinesi che risiedono in città sono più di 100.000: un numero spropositato se si pensa al fatto che San Francisco non sia poi una città così estesa. L’immigrazione dei Cinesi iniziò nella metà dell’Ottocento: a causa della grande corsa all’oro la città si svuotò, restando così priva della manodopera necessaria per la costruzione di tutte le grandi opere pubbliche, dei lavori in miniera e della pesca. Ecco perché gli immigrati orientali da poche centinaia si ritrovarono presto ad essere migliaia e decine di migliaia. Fu grazie a loro che sorse la Transcontinental Railroad. Chinatown, che iniziò così, lentamente ma inesorabilmente, ad allargarsi arrivando alle pendici di Nob Hill e al quartiere italiano di North Beach. I cinesi erano malvisti da tutta la società, che dava loro la colpa di aver portato malcostume, bordelli e case da gioco.
Tutto questo si pensava non venisse ricostruito dopo il terremoto del 1906; ed invece fu tutto l'opposto e costruito con la supervisione di architetti occidentali, facendo sembrare la zona un’attrazione turistica con le pagode coloratissime e portoni eccessivamente decorati. Nonostante tutto, i Cinesi conservarono un tocco delle loro radici autentiche nelle strade e nei vicoli: Stockton Street ad esempio, è molto più attraente di Grant Avenue, con le sue insegne dei negozi in lingua originale, i quotidiani cinesi e i bambini per strada assieme alle minute mamme sempre di corsa, che rievocano bene la vita che si svolgeva nei loro Paesi d’origine. Ovunque si mangia comunque molto bene ed a prezzi bassi: passeggiando per le strade si possono sentire gli odori delle pietanze, ancora più saporite se si opta per un locale molto semplice e frequentato dalla gente di zona.
Nascosti in mezzo all’infinita merce di poco valore, al ciarpame, alle tipiche lanterne di carta, alle stoffe ecc. si possono trovare pezzi di pregio, come i mobili intagliati. Chinatown rimane comunque sempre molto legata alle vicende che si svolgono nel Paese d’origine: oltre che con manifestazioni popolari anche tramite le potenti lobbies con grandi giri d’affari. Gli abitanti, nonostante tutto il potere che hanno queste grosse finanziarie orientali, hanno mantenuto quasi completamente intatto l’aspetto delle case e delle strade lottando contro le mire degli speculatori immobiliari americani.
Una San Francisco completamente diversa è sorta a poche centinaia di metri da Chinatown: grazie alla costruzione delle ferrovie, Nob Hill, detta anche Snob Hill, è il quartiere elegante sviluppatosi negli anni Settanta del XIX secolo. Le meravigliose costruzioni vittoriane, le strade piene di fiori e curatissime della borghesia locale sono lo specchio del benessere e della ricchezza che ha portato un secolo di potere. Questa è anche la zona degli hotel più rinomati al mondo: il Fairmont, con i suoi sette ristoranti, e lo Stanford Court; due oasi di lusso dalla caotica vita cittadina.
Japantown è l’altro angolo orientale della città, oltre a Chinatown: fin dal 1906 i Giapponesi, oggi circa 12 000, hanno trovato in questo lato della città, detto anche Nihomachi, il loro posto. Il centro di questo quartiere è composto da negozi e moderni ristoranti, mentre nelle vie laterali si trovano i negozi più piccoli che vendono tutte le merci nipponiche come hi-fi, porcellane e i tipici oggetti giapponesi. Da non perdere una piccola area pedonale dove i negozi vendono sculture rappresentanti draghi nel tipico stile tradizionale. Il sushi va assolutamente assaggiato così come gli spaghetti giapponesi. All’interno del Golden Gate Park si trova, invece, un angolo romantico di Giappone, il Japanese Tea Garden: si tratta di un giardino creato da un giardiniere di Tokyo nel 1894, che ha saputo unire archi scolpiti e ponti di legno alla grazia di fiori e piante, creando elementi architettonici unici. Il parco, lungo 5 km e largo 800, merita davvero d'essere visto: al suo interno si trovano lunghi sentieri che passano attraverso laghetti, arene create per ospitare spettacoli a cielo aperto, giardini sempre tenuti perfetti, musei e la fauna, che non sembra minimamente fuori posto: il tutto nel centro della città.
La società americana è in grado di adeguarsi ad ogni esigenza che la società possa richiedere: un esempio di tutto questo è il Garden of Fragrances, un giardino creato apposta per i non vedenti dove vengono coltivati dei fiori profumatissimi. Vicino a questo parco si trova la Golden Gate Promenade, dove oltre a fare la “passeggiata” per antonomasia e godere dello splendido panorama su Alcatraz e Angel Island, si può fare jogging come vuole la mania salutista tanto cara ai Californiani. Un altro posto storico di San Francisco, sempre vicino al parco, è Ashbury: una residenza vittoriana luogo di ritrovo prima per gli hippies e dopo per i freaks.
In città si possono ancora trovare librerie dal sapore ultra-radicale e piccoli cinema radical. Sempre all’avanguardia, San Francisco è stata inoltre la culla per il movimento del Sessantotto: negli anni Cinquanta, a North Beach, il quartiere “italiano”, si radunavano nomi come Lawrence Ferlinghetti, Jack Kerouac e Allen Ginsberg, ovvero i primi esponenti di quello diventato in seguito un potente movimento giovanile, attirati qui soprattutto grazie all’ambiente semplice e agli affitti economici (purtroppo non è più così!). Da allora le cose sono molto cambiate in quella zona: i molti locali italiani che si trovavano lungo le strade hanno dovuto chiudere e la Broadway Street è solo più un’attrazione per turisti superficiali. Alcune zone, nonostante tutto questo, sono rimaste inalterate e il quartiere è ancora una passerella per gli artisti, le celebrità del luogo, gli scrittori e gli intellettuali più o meno famosi.
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